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Il Pnrr italiano e il confronto con gli altri paesi europei

Le differenze nella ripartizione delle risorse, tra prestiti e sovvenzioni

Lo scorso 13 agosto la Commissione europea ha autorizzato l’erogazione di un prefinanziamento dei fondi destinati all’Italia nell’ambito del Next generation Eu (Ngeu). Parliamo di circa 24,9 miliardi di euro, pari al 13% delle risorse destinate al nostro paese in totale. L’ammontare complessivo delle risorse messe in campo per il Next generation Eu è di 723,8 miliardi di euro, ripartiti tra prestiti (385,8 miliardi) e sovvenzioni (338 miliardi)

  • Occorre far notare che dei 724 miliardi messi a disposizione, quelli richiesti dai vari stati ammontano a circa 322 su 338 le sovvenzioni, mentre i prestiti a solo circa 183 miliardi (dei quali 123 miliardi chiesti dall’Italia) su 386 messi a disposizione –  
Solo 7 paesi infatti hanno richiesto anche i prestiti, 3/4 dei quali riguardano l’Italia.

Un primo dato che possiamo osservare riguarda il fatto che la maggior parte degli stati ha fatto domanda solamente per la parte di risorse erogata sotto forma di sovvenzioni.  (Ci si domanda come mai solo l’Italia la Romania e la Grecia abbiano richiesto consistenti prestiti? Tanto che su 166 miliardi richiesti, circa il 90 % sono stati richiesti da solo tre paesi.)

Tra gli stati membri che hanno scelto questa opzione possiamo osservare che l’Italia, con 122,6 miliardi di euro, è il paese che ne ha richiesto la quota più consistente. Seguono la Romania con 15 miliardi e la Grecia con 12,72 miliardi.

A livello percentuale, solo 2 paesi su 7 hanno richiesto una frazione di prestiti superiore al 50% delle risorse complessive: Italia e Romania.

Anche in questo caso il nostro paese risulta al primo posto con circa il 64%. Una componente di prestiti così elevata peraltro è stata al centro di un acceso dibattito sulla capacità del nostro paese di potersi impegnare in maniera così importante.

Ma come sono suddivise queste risorse tra i vari paesi?

Grazie al lavoro dell’ufficio rapporti con l’Unione europea possiamo conoscere più nel dettaglio l’ammontare dei contributi assegnati a ciascuno stato, inclusa la percentuale di risorse dedicate a transizione verde e digitale.

La possibilità di sfruttare i fondi europei rappresenta una fondamentale opportunità di crescita e sviluppo per il nostro paese. La piena ed efficace attuazione dei progetti contenuti nel Pnrr sarà quindi uno dei passaggi decisivi dei prossimi anni.

Per questo sarà fondamentale anche un’attenta opera di monitoraggio. Non solo per informare i cittadini sull’avanzamento dei progetti ma anche per segnalare eventuali criticità.

In questo contesto un primo elemento interessante può essere confrontare le scelte fatte dall’Italia nell’assegnazione delle risorse rispetto a quanto proposto dagli altri partner europei.

Da quest’analisi emerge che il nostro paese è ultimo in Europa per percentuale di investimenti in transizione ecologica.

Ciò perché si è scelto di intervenire anche su molti altri settori come l’istruzione, la salute e le infrastrutture. Interventi non previsti in altri paesi. Inoltre dobbiamo tenere presente che se l’Italia figura all’ultimo posto a livello percentuale la situazione invece si ribalta se consideriamo l’ammontare degli investimenti in valori assoluti.

Transizione ecologica e digitalizzazione

Un ulteriore elemento interessante da analizzare riguarda la quota di investimenti che ogni paese ha previsto per i due settori considerati strategici dalle istituzioni europee e cioè la transizione ecologica e la digitalizzazione.

Sotto questo aspetto possiamo osservare come, in valori assoluti, il nostro paese risulti al primo posto per la quantità di risorse assegnata ad entrambi i settori. L’Italia infatti investirà 71,8 miliardi di euro per la transizione verde e 48,1 miliardi per la digitalizzazione. Al secondo posto per entrambe le voci troviamo invece la Spagna che investirà rispettivamente 27,6 e 19,6 miliardi di euro. Al terzo posto infine troviamo la Francia per quanto riguarda la transizione ecologica (con una spesa prevista di 18,1 miliardi) e la Germania per la digitalizzazione (13,3 miliardi di euro).

 

Dobbiamo ricordare tuttavia che non tutti i paesi riceveranno la stessa quantità di risorse nell’ambito del Ngeu e che l’Italia è il maggiore beneficiario dei fondi europei.
Di conseguenza le risorse assegnate per queste due voci risultano superiori rispetto a quelle degli altri paesi.
In questo caso possiamo notare come l’Italia risulti all’ultimo posto, insieme alla Grecia, per quanto riguarda la percentuale di investimenti assegnata alla transizione ecologica con il 37,5% delle risorse complessive. Da notare peraltro che il 37% era il minimo di investimenti richiesti in questo settore dal regolamento europeo.

Dobbiamo comunque evidenziare come transizione ecologica e digitalizzazione rappresentino le principali voci di investimento per il Pnrr italiano. Le basse percentuali infatti sono dovute al fatto che la risorse sono state suddivise tra diversi settori, tutti considerati molto importanti per la rinascita del paese. Dalla salute all’istruzione, passando per le infrastrutture e il welfare.

Leggi anche Come l’Europa valuta il Pnrr degli stati membri.

Il Pnrr è il documento che il governo ha predisposto per illustrare come intende gestire i fondi di Next generation Eu. Suddivide i settori di intervento in 6 missioni principali, tra cui digitalizzazione, salute e transizione ecologica.  

CITTADINI NEL CUORE

Vai a “Cos’è il Pnrr, piano nazionale ripresa e resilienza”

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