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In Europa meno posti letto negli ospedali

Un indicatore importante per misurare la qualità della sanità pubblica di un paese

Da questo punto di vista, il numero di posti letto in ospedale in Italia è al di sotto della media Ue, ed entrambi i dati segnano dei peggioramenti dal 2010 ad oggi.

Malgrado la pandemia da Covid-19, abbia reso molto più evidente l’importanza della qualità dei servizi sanitari nulla si è fatto a livello europeo al riguardo. E’ figura evidente valutando la situazione sanitaria che il numero di letti a disposizione nelle strutture ospedaliere risulta mediamente insufficiente e addirittura in diminuzione negli ultimi anni. Neanche  sulle disparità tra gli stati membri, per quanto riguarda la disponibilità di medici e di infermieri.

Qual è la situazione dei posti letto negli ospedali europei?

Nonostante i tentavi dell’Ue di armonizzare le questioni importanti come la sanità, esistono ancora notevoli differenze tra gli stati membri.

Ad avere più letti a disposizione sono soprattutto alcuni paesi dell’Europa settentrionale e centro-orientale. Tuttavia non c’è una chiara divisione tra la parte più ricca e quella più povera del continente. Così come tra le risorse del personale medico e infermieristico, ed in particolare nei posti letto della terapia intensiva.

Nel 2019 erano 531,94 i posti letto in ospedale, ogni 100mila abitanti (media Ue). Nel 2018, questo dato era pari a 534,1. In appena un anno quindi si è registrato un calo (più di 2 posti in meno ogni 100mila abitanti). Da notare che non si trova una corrispondenza univoca, tra la ricchezza di uno stato e la disponibilità di letti in ospedale.

Infatti Svezia e Danimarca, sono gli ultimi paesi in Ue per disponibilità di posti letto in ospedale

Questa la disponibilità in Ue di posti letto in ospedale ogni 100mila abitanti  

Con letti di ospedale si intende il numero di letti regolarmente disponibili nelle strutture ospedaliere e immediatamente accessibili per i pazienti.

Sono incluse tutte le tipologie, per cure di lunga o breve durata, per la cura o la riabilitazione, compresi i letti per le cure psichiatriche. I dati sono aggiornati al 2 luglio 2021. Per il 2019, non sono disponibili quelli di Malta.

Nel 2019, il paese europeo che disponeva del numero più elevato di letti ospedalieri in rapporto alla popolazione era la Germania (791,5 posti ogni 100mila abitanti). La seguivano la Bulgaria (774,1) e l’Austria (718,9).

Mentre si posizionavano in fondo alla lista due paesi scandinavi: la Svezia, con 207,1 letti ogni 100mila abitanti, e la Danimarca, con 259,3.

Diminuito il numero di letti disponibili negli ultimi 10 anni 

In Italia e nel resto d’Europa cala il numero di letti d’ospedale

La disponibilità di posti letto in ospedale ogni 100mila abitanti in Italia e in Ue (2000-2019)

Con letti di ospedale si intende il numero di letti regolarmente disponibili nelle strutture ospedaliere e immediatamente accessibili per i pazienti.

Sono incluse tutte le tipologie, per cure di lunga o breve durata, per la cura o la riabilitazione, compresi i letti per le cure psichiatriche. I dati sono aggiornati al 2 luglio 2021.

Nel 2010 in Ue erano disponibili mediamente 574,1 posti letto ogni 100mila abitanti nelle strutture ospedaliere.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Aprile 2022)

 Una cifra che in 10 anni è progressivamente diminuita, fino ad arrivare a 531,9 (con una differenza di oltre 42 letti ogni 100mila abitanti). Un andamento simile si è registrato anche in Italia, dove da 364,3 letti nel 2010 si è passati a 316,3 nel 2019 (-48,1).

Il calo in Italia è stato più pronunciato rispetto alla media Ue.

Nel nostro paese, che già nel 2010 aveva una disponibilità inferiore rispetto alla media, il calo è stato più pronunciato. È inoltre maggiore, nel 2019, lo scarto rispetto al resto d’Europa (nel 2010 c’era una differenza di circa 210 posti letto, nel 2019 questo dato è salito a 215,6).

Comunque il momento in cui la forbice è stata più ampia è stato il 2014, quando la differenza era di 231 posti letto. Da allora si è verificata una graduale riduzione.

Se poi osserviamo i dati a livello nazionale, vediamo che sono pochi gli stati membri in cui invece la disponibilità è aumentata. Parliamo di Irlanda, Bulgaria, Romania e Portogallo.

La variazione nel numero di posti letto in ospedale (in numeri assoluti) nei paesi Ue, tra il 2010 e il 2019

Con letti di ospedale si intende il numero di letti regolarmente disponibili nelle strutture ospedaliere e immediatamente accessibili per i pazienti.
Sono incluse tutte le tipologie, per cure di lunga o breve durata, per la cura o la riabilitazione, compresi i letti per le cure psichiatriche.
 
I dati sono aggiornati al 2 luglio 2021. Per il 2019, non sono disponibili quelli di Malta.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 30 Marzo 2022)

In Irlanda in particolare si è registrato un aumento notevole, pari al 14,3%, passando da circa 12mila posti letto nel 2010 a oltre 14mila nel 2019. Un andamento simile si è verificato anche in Bulgaria, dove si è passati da circa 50mila a 54mila letti in 10 anni (+10,3%).

L’aumento è stato invece più contenuto in Romania e Portogallo (rispettivamente +1,5% e +1,2%), mentre in tutti gli altri stati membri dell’Ue c’è stato un calo.

Quello di entità maggiore lo ha registrato la Finlandia, dove il numero di letti d’ospedale si è quasi dimezzato tra il 2010 e il 2019, passando da circa 31mila a appena 18mila unità.

 

-41,9% il numero di letti d’ospedale in Finlandia tra il 2010 e il 2019.

Cali importanti si sono verificati anche nei Paesi Bassi (-23,5%) e in Danimarca (-22,3%). In Italia invece si è registrata una riduzione pari al 12,5% – il che la rende l’ottavo paese Ue sotto questo aspetto.

Al sud Italia la maggiore riduzione di letti ospedalieri

In Italia quindi il calo è stato piuttosto pronunciato. Ma la situazione risulta variegata all’interno della penisola e per questo è interessante analizzare i dati a livello regionale.

In Molise il numero di letti in ospedale è diminuito di oltre il 30%

Il calo del numero di posti letto per regione tra 2010 e 2019

Con letti di ospedale si intende il numero di letti regolarmente disponibili nelle strutture ospedaliere e immediatamente accessibili per i pazienti.

Sono incluse tutte le tipologie, per cure di lunga o breve durata, per la cura o la riabilitazione, compresi i letti per le cure psichiatriche.

I dati sono aggiornati al 2 luglio 2021.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Aprile 2022)

In generale nel meridione si osserva una diminuzione più marcata rispetto alla parte settentrionale della penisola.

Il Molise in particolare è stato la regione italiana che ha registrato il calo maggiore, passando da 1.381 posti letto nel 2010 ad appena 907 nel 2019 (un calo del 34,3%).

Seguito dalla Calabria, passata da 6.324 a 4.723 letti (-25,3%) e dalla Puglia (-21,5%). La Sicilia rappresenta invece un’eccezione, con un calo di entità minore rispetto alla media nazionale (-8,9%).

Per il resto, sono tutte settentrionali le regioni che hanno registrato i cali più contenuti – anche se la prima in questo senso è l’Umbria (-0,2% per 6 posti in meno).

In nessuna regione si è invece registrato un aumento.

Dieci anni di de finanziamento della sanità pubblica.

In dieci anni sono stati chiusi 173 ospedali e 837 strutture di assistenza specialistica ambulatoriale.

Inoltre ci sono 276 strutture di assistenza territoriale pubbliche in meno (ma 2.459 private in più) e il personale dipendente del Ssn è diminuito di 42.380 unità.

Di questi, 5.132 sono medici e odontoiatri e 7.374 infermieri.

Anche i posti letto nelle strutture di ricovero sono diminuiti. Secondo l’annuario in Italia, nel 2019, c’erano 3,5 posti letto ogni mille abitanti, in calo rispetto ai 4,1 del 2010.

Per l’Eurostat, l’Italia è tra gli ultimi sette Paesi dell’Unione europea per numero di posti letto. 

Nel 2010 il 46,4% delle strutture del Ssn erano pubbliche, nel 2019 sono calate al 41,4%.

L’aumento del peso delle strutture private è avvenuto in maniera generalizzata, a prescindere dal tipo di assistenza offerta: in dieci anni gli ospedali pubblici sono passati dal 54,4% al 51,9%, le strutture pubbliche di assistenza territoriale residenziale sono diminuite dal 24,6% al 16,8%, quelle di assistenza territoriale semiresidenziale dal 37,2% al 28,9%. L’incidenza del settore privato è dunque cresciuta e continua a crescere.

CITTADINI NEL CUORE 

Fonti: Openpolis e nuovaresistenza.org

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