CITTADINI NEL CUORE
 
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Da il Sole 24 Ore 08/2014  :

«Il contemporaneo è l’intempestivo», dice un celebre aforisma di Roland Barthes.

Parole che sembrano fatte apposta per Franco Maresco e per il suo Belluscone- Una storia siciliana. Concepito all’epoca in cui Berlusconi era ancora bene in sella, tra rimonte e larghe intese, esce adesso che il Cavaliere è, pur se affidato ai servizi sociali, un affidabile partner di rombanti riforme istituzionali: defilato forse, ma ineludibile.

Il film di Maresco ha attraversato una gestazione a dir poco laboriosa, segnata da sventure di vario tipo: economiche, politiche, giudiziarie, di salute. In molti, a questo punto, immaginavano che il film non sarebbe mai stato completato, finendo diretto nella ideale cineteca dei titoli leggendari e maledetti. Invece, a sorpresa, Maresco ce l’ha fatta, e il film passerà il 31 agosto alla Mostra del cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti.

Dopo tre anni di quello che per il regista è stato, dice lui, «un calvario», emerge un film a strati.

Un primo strato politico, di indagine diretta sulle origini “siciliane” del progetto di Forza Italia, gli intrecci tra Bontade, Dell’Utri, Mangano, eccetera. Parallelo a questa linea narrativa, un viaggio tra i cantanti di piazza delle borgate palermitane, tra Brancaccio e Villagrazia (terre dei Bontade e dei Graviano, ancora…): un mondo di spettacolo lumpen già raccontato in Enzo-domani a Palermo, ma posseduto oggi da una sorta di transfert per il Cavaliere. Berlusconi come «autobiografia di una regione», più lampedusiana che gobettiana?

Ma anche l’inverso: una conferma del citatissimo motto di Goethe, per cui «in Sicilia c’è la chiave di tutto».

E c’è infine un terzo strato, misterioso e forse inevitabile: il racconto del film stesso, la sua mise en abyme, con un Tatti Sanguineti Caronte/Philip Marlowe che ci traghetta nei misteri di un Maresco forse vittima del suo film.
Insomma, Belluscone promette di lasciarsi rapidamente alle spalle il cinema di denuncia, l’inchiesta televisiva, rappresentata semmai, in questa Mostra del cinema, dal film di Sabina Guzzanti sulla trattativa Stato-mafia. L’idea, piuttosto, pare quella di un doppio apocalittico del cinema d’inchiesta, come un Caso Mattei di Rosi in cui la ricerca della verità però collassi e lasci il posto alla melanconia e alla bile nera.

E nello stesso tempo ci troviamo di fronte a un autoritratto, come in fondo, a pensarci, erano stati, per gradi, molti film di Maresco, compresi quelli col sodale di un tempo Daniele Ciprì: i disastrosi fratelli La Marca di Il ritorno di Cagliostro, Franchi e Ingrassia di Come inguaiammo il cinema italiano, il jazzista psicotico Tony Scott.

Tutti perdenti siciliani, vittime del proprio tempo e di se stessi.
Del film lampeggiavano da tempo in giro frammenti vari: immagini di Ciccio Mira, manager di neomelodici dalla mimica e dalla logica esorbitanti; la canzone Vorrei conoscere Berlusconi (anzi, a rigore: Vorrei conoscere a Bellusconi); un Marcello Dell’Utri che troneggia tra i fumi infernali della fotografia di Luca Bigazzi.

Ma il risultato finale non è davvero intuibile, da questi materiali: da un lato, infatti, Maresco giunge al capitolo finale di un’ossessione che rimonta ai tempi di Cinico Tv (che già nel 1990 immaginava un esilarante sketch in cui Berlusconi comprava la Sicilia), e dall’altro si rimette in gioco con una radicalità e una lucida follia che hanno pochi eguali.

Il regista ha affermato che quel che si vedrà sullo schermo è «al 90% vero», tranne qualche «licenza poetica». In che senso, lo si vedrà.

La verità di cui parla Maresco è indubbiamente paradossale, mediata, messa in scena. Ma al contempo non riducibile al gioco cinefilo e narcisista, o alla moda del mockumentary.

E magari, le parti che appariranno più inverosimili e folli saranno proprio quelle che più semplicemente mostrano la realtà Comunque sia, c’è da giurare che domenica prossima passerà al Lido di Venezia «qualcosa di completamente diverso».

Qualcosa di intempestivo e, temiamo e speriamo, di tragicamente contemporaneo.

 
Dal Fatto Quotidiano

Falsa testimonianza sulla P2.

“Il Berlusconi ha dichiarato il falso… con dichiarazioni menzognere e compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza” (sentenza definitiva di amnistia per falsa testimonianza sulla sua iscrizione alla loggia P2. Corte d’Appello di Venezia, 23 ottobre 1990).

Finanziamenti illeciti per 21 miliardi a Craxi. 

“Le operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero da conto intestato alla All Iberian al conto Northern Holding (di Bettino Craxi in Svizzera, ndr) furono realizzate in Italia dai vertici del gruppo Fininvest spa, con il rilevante concorso di Silvio Berlusconi quale proprietario e presidente” (sentenza definitiva di prescrizione per Berlusconi sui finanziamenti illeciti a Craxi nel 1990-’91, dopo la condanna in primo grado. Corte di Cassazione, 22 novembre 2000).

Corruzione del giudice per Mondadori. 

“Privato corruttore” (sulle tangenti pagate dagli avvocati Fininvest Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora al giudice Vittorio Metta, poi condannato con loro per la compravendita della sentenza che annullò il lodo Mondadori e consegnò a Berlusconi il primo gruppo editoriale italiano. Sentenza di prescrizione per Berlusconi della Corte d’Appello di Milano, confermata dalla Corte di Cassazione il 16 novembre 2001).

Corruzione giudiziaria del testimone David Mills. 

“Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni (nei processi Guardia di Finanza e All Iberian, ndr) si incentra nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società offshore; in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti… Si era reso necessario distanziare la persona di Silvio Berlusconi da tali società, al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all’estero e la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Pier Silvio Berlusconi” (sentenza di prescrizione, dopo due condanne per corruzione giudiziaria, a carico dell’avvocato David Mills, pagato da Fininvest 600mila dollari per testimoniare il falso su Berlusconi, anche lui in seguito prescritto. Corte di Cassazione, 25 febbraio 2010).

Frode fiscale sui diritti tv Mediaset. 

“Berlusconi fu l’ideatore e il beneficiario del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo… Il sistema organizzato da Silvio Berlusconi ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta intestate a fiduciarie di Berlusconi… sistema che consentiva la disponibilità del denaro separato da Fininvest e occulto” (sentenza definitiva di condanna a 4 anni per le frodi fiscali da 368 milioni di dollari sui diritti Mediaset, di cui 7,3 milioni di euro sopravvissuti alla prescrizione. Corte di Cassazione, 1° agosto 2013).

Prostituzione di Ruby&C. 

“È acquisita la prova certa che, presso la residenza di Arcore di Silvio Berlusconi e nell’arco temporale… 14 febbraio-2 maggio 2010, vi fu esercizio di attività prostitutiva che coinvolse anche Karima El Mahroug” (sentenza definitiva di assoluzione, dopo la condanna in primo grado per concussione e prostituzione minorile. Corte di Cassazione, 10 marzo 2015).

Compravendita di senatori. 

“Nel giugno 2006 deve ritenersi avvenuta tra il Berlusconi e l’ex senatore Sergio De Gregorio una pattuizione, propiziata anche dall’intervento del Lavitola, nella quale, a fronte della promessa e della successiva erogazione di euro 3.000.000, era stata dedotta l’attività parlamentare del De Gregorio… (per) realizzare l’aspirazione del Berlusconi a far cadere il governo Prodi… Un vulnus all’immagine del parlamentare… idonea a inficiarne la correttezza e la dignità, a fronte dell’indebita retribuzione” (sentenza definitiva di prescrizione per Berlusconi, condannato in primo grado e prescritto in appello per aver corrotto il senatore Idv Sergio De Gregorio. Corte di Cassazione, 2 luglio 2018).

Patto mafioso e finanziamenti a Cosa Nostra. 

“Tra il 16 e il 29 maggio 1974 veniva concluso l’accordo di reciproco interesse tra Cosa Nostra, rappresentata dai boss mafiosi Stefano Bontate e Mimmo Teresi, e l’imprenditore Silvio Berlusconi, realizzato grazie alla mediazione di Dell’Utri… Prevedeva la corresponsione, da parte di Berlusconi, di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione a lui accordata da parte di Cosa Nostra palermitana… Berlusconi aveva iniziato a corrispondere, a partire dal 1974, agli esponenti di Cosa Nostra palermitana, per il tramite di Dell’Utri, cospicue somme di denaro…

Oggettiva prosecuzione sino al 1992 dei pagamenti effettuati da Berlusconi… a Gaetano Cinà, diretto emissario del capo del sodalizio mafioso, Salvatore Riina… Dell’Utri, assicurando un costante canale di collegamento tra i partecipi del patto di protezione stipulato nel 1974, protrattosi da allora senza interruzioni, e garantendo la continuità dei pagamenti di Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa… ha consapevolmente e volontariamente fornito un contributo causale determinante… alla conservazione del sodalizio mafioso e alla realizzazione, almeno parziale, del suo programma criminoso… del suo rafforzamento e della sua espansione” (sentenza di condanna definitiva per Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Corte di Cassazione, 9 maggio 2014).

La Costituzione Italiana riserva al Titolo II ben 9 articoli.

Titolo II – Il Presidente della Repubblica

Art. 83.

Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri.

All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato.

L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

Art. 84.

Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici.

L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.

L’assegno e la dotazione del Presidente sono determinati per legge.

Art. 85.

Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni.

Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

Se le Camere sono sciolte, o manca meno di tre mesi alla loro cessazione, la elezione ha luogo entro quindici giorni dalla riunione delle Camere nuove. Nel frattempo sono prorogati i poteri del Presidente in carica.

Art. 86.

Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato.

In caso di impedimento permanente o di morte o di dimissioni del Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera dei deputati indice la elezione del nuovo Presidente della Repubblica entro quindici giorni, salvo il maggior termine previsto se le Camere sono sciolte o manca meno di tre mesi alla loro cessazione.

Art. 87.

Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.

Può inviare messaggi alle Camere.

Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.

Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.

Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.

Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.

Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.

Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere.

Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.

Presiede il Consiglio superiore della magistratura.

Può concedere grazia e commutare le pene.

Conferisce le onorificenze della Repubblica.

Art. 88.

Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.

Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura. [15]

Art. 89.

Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.

Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri.

Art. 90.

Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.

In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.

Art. 91.

Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune.