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Decreti “Minotauro”: i Dl decaduti e scorrettamente recuperati

Dl non approvati e recuperati scorrettamente, vengono definiti “decreti Minotauro” 

Un parlamento succube dei governi, ha accettato la prassi di abrogare (a comodo del governo) alcuni decreti legge, prima della loro scadenza; sapendo che  le misure in essi contenute saranno inserite per recuperarle in successive leggi. Una pratica scorretta che genera criticità, le quali rappresentano una limitazione alla trasparenza e alla chiarezza del processo legislativo. Inoltre, di fatto, contribuiscono a concentrare la discussione in un solo ramo del parlamento, con l’altro che si limita a ratificare il lavoro fatto.

Si tratta della pratica di abrogare i Dl, prima della scadenza e di far confluire le misure in essi contenute, in norme successive, evitandone la decadenza 

L’esplosione della pandemia ha ampliato l’abuso (già in atto nei governi precedenti) dei governi Conte II e Draghi, dell’emanare un gran numero di decreti legge (Dl) per far fronte all’emergenza. Ciò ha messo in forte difficoltà il parlamento, che ha fatto fatica a tenere il passo della serrata agenda dell’esecutivo.

Spesso infatti le camere (pur rinunciando al loro compito principale di fare le leggi) non riescono a convertire in tempo i decreti legge varati dal governo.

Da lì la giustificazione, che adducono molto spesso, quando fanno ricorso ai cosiddetti “decreti minotauro“ (così li definì il parlamentare e costituzionalista Stefano Ceccanti). Facendo così in modo che le misure, in essi contenute, non perdessero di efficacia; inserendo dopo la scadenza dei Dl i decreti ritirati, in una qualsiasi altra legge in corso d’approvazione.  

Una pratica che è sempre stata tollerata, soprattutto oggi, vista la situazione straordinaria che stiamo vivendo.

Dunque la pratica scorretta, continua ad essere adottata, malgrado che il ricorso a questo stratagemma è stato criticato sia dalla corte costituzionale che dal comitato per la legislazione della camera. I decreti “Minotauro” infatti non solo rendono più difficile comprendere l’iter legislativo ma, riducendo i tempi per l’analisi dei decreti legge, limitano anche le prerogative del parlamento.

Nelle ultime 3 legislature sono decaduti quasi il 20% dei decreti legge emanati

Come noto, i Dl sono uno dei tre strumenti di cui il governo dispone per poter legiferare. 

Proprio per il loro carattere strettamente emergenziale, i Dl hanno una natura transitoria, e quindi devono essere convertiti in legge dal parlamento entro 60 giorni. Se ciò non avviene le norme contenute nel decreto decadono, sin dal momento della loro entrata in vigore. Vale a dire che sarebbe come se non fossero mai esistite.

Negli ultimi anni il ricorso a questo strumento è diventato sempre più frequente. Non solo per affrontare situazioni di emergenza ma anche per la semplice attuazione del programma di governo. Con l’arrivo del Covid poi il ricorso ai Dl si è fatto ancora più consistente. Ciò ha determinato il fatto che il parlamento facesse sempre più fatica a convertire in tempo i decreti varati dai governi.

Nelle ultime 3 legislature i Dl pubblicati sono stati in tutto 322Tra questi 63 risultano “decaduti”.

Sono così classificati sia i decreti non convertiti entro la scadenza sia quelli abrogati e “assorbiti” in leggi successive.

Per quanto riguarda gli esecutivi che si sono succeduti negli ultimi anni, al primo posto in valori assoluti troviamo il governo Conte II (19 i decreti legge decaduti durante il governo Conte II.). Durante il governo giallorosso infatti sono decaduti 19 decreti legge a fronte dei 54 pubblicati complessivamente. Seguono i governi Berlusconi IV e Renzi con 10 decreti decaduti a fronte rispettivamente di 80 e 57 pubblicati.

Sei decreti legge emanati dal governo Draghi devono ancora essere convertiti in legge dal parlamento.

Durante il governo Draghi oltre il 20% di Dl non convertiti

Se si analizza il rapporto percentuale dei decreti legge non convertiti in tempo dal parlamento rispetto al totale di quelli presentati dai governi possiamo osservare che al primo posto anche in questo caso troviamo il secondo esecutivo guidato da Giuseppe con il 35,2% di decreti legge decaduti. Al secondo posto troviamo invece il governo Gentiloni (25%). Da sottolineare in questo caso la quarta posizione occupata dal governo Draghi con il 20,7%.

In pochi mesi infatti l’attuale esecutivo ha pubblicato 29 decreti legge. E già 6 di questi risultano decaduti (al momento della pubblicazione devono ancora concludere il loro iter 8 Dl). Dobbiamo ricordare però che 6 Dl emanati dall’attuale esecutivo ancora non hanno concluso il loro iter in parlamento. Dati certamente influenzati dall’emergenza ma che evidenziano una situazione di criticità.

FONTE: elaborazione e dati openpolis (ultimo aggiornamento: mercoledì 22 Settembre 2021)

La XVIII legislatura e l’avvento dei “decreti Minotauro”

Le difficoltà del parlamento nel convertire i decreti legge quindi hanno caratterizzato anche le legislature precedenti all’attuale. A partire dal 2018 però stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo. Quello dei cosiddetti “decreti minotauro“. Tale pratica consiste nell’abrogare i Dl e contemporaneamente far confluire le misure in essi contenute in altre norme. In questo modo si aggira l’ostacolo della mancata conversione entro i 60 giorni che determinerebbe la cancellazione di tutti i rapporti giuridici ed economici instaurati dal decreto.

Il decreto-legge 30 giugno 2021, n. 99, è abrogato. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto-legge n. 99 del 2021. – Articolo 1 comma 3 legge 106/2021

In alcune occasioni anche il governo stesso ha fatto ricorso a tale pratica, recuperando in decreti successivi le norme contenute in Dl che rischiavano di non essere convertiti in tempo dal parlamento. In questo approfondimento tuttavia ci soffermeremo sull’attività svolta dalle camere attraverso i disegni di legge di conversione. Complessivamente i decreti legge sottoposti a questo processo sono stati 27

Già dall’analisi di questo primo caso emerge poi un altro elemento. Cioè la prassi di abrogare più di un Dl con la stessa legge di conversione. Nel corso della legislatura ciò è successo già 10 volte. In 4 occasioni i decreti abrogati simultaneamente sono stati 3.

Considerando anche il Dl oggetto della conversione quindi il parlamento ha trattato 16 decreti con 4 leggi di conversione.

 

Le critiche ai decreti Minotauro

La pratica dei decreti Minotauro è stata costantemente criticata dal comitato per la legislazione della camera, i cui membri hanno anche presentato uno specifico ordine del giorno su questo tema. Tale atto è stato presentato in occasione della discussione sulla legge di conversione del decreto natale bis. Legge peraltro che assorbiva dentro di sé anche le norme contenute nei decreti 158/2020 (decreto natale) e 1/2021 (misure di contrasto al virus per il periodo 7-15 gennaio).

Il testo dell’Odg inoltre richiama due ulteriori criticità. Innanzitutto il fatto che la confluenza in un unico testo di più decreti legge contribuisce in molte occasioni all’aumento delle dimensioni dei testi e quindi alla loro maggiore complessità. In secondo luogo si sottolinea che se un decreto legge viene abrogato prima della sua naturale scadenza si riduce anche il tempo a disposizione del parlamento per l’analisi delle norme.

Queste criticità non solo rappresentano una limitazione alla trasparenza e alla chiarezza del processo legislativo. Ma – secondo i firmatari dell’Odg – di fatto contribuiscono anche a concentrare la discussione in un solo ramo del parlamento con l’altro che si limita a ratificare il lavoro fatto. 

CITTADINI NEL CUORE

I decreti minotauro sarebbero quindi una delle cause del cosiddetto monocameralismo di fatto.

Fonte: Openpolis

Foto credit: Facebook – Camera dei deputati

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